“Che non si fosse ripreso del tutto dal colpo tremendo della disgrazia lo vedevamo tutti, qui in paese, e lo capivamo, perché perdere un figlio è la disgrazia più grande che possa capitare a un genitore… Però cercava di reagire, continuava a lavorare nella sua officina, non si era chiuso in se stesso come spesso succede alla persone colpite da una simile tragedia ….”.
Le signore al mercato commentano di malavoglia la scomparsa di Alessandro Fornoni, il meccanico 45enne che, partito il 4 ottobre scorso per un’escursione in Presolana, non ha più fatto ritorno a casa. Pare che Alessandro abbia raggiunto la vetta del Presolana e che fosse intenzionato a partecipare alla Messa alla sottostante Cappella Savina prevista quella domenica, però la sua presenza lì non è stata notata da nessuno dei presenti.
E le ricerche, che hanno mobilitato un numero impressionante di persone, l’elicottero e persino l’uso di un drone non hanno dato risultati e si sono interrotte dopo alcuni giorni: “Come cercare un ago in un pagliaio, perché quella zona è vasta e impervia e per di più anche le condizioni meteo non erano certo favorevoli, era anche nevicato…E poi magari ha cambiato percorso all’ultimo momento, chi può dirlo?”. “Alessandro non era certo un escursionista della domenica: aveva salito anche dei 4.000, andava spesso in montagna ed era un alpinista provetto – dicono gli amici – Certo era uno cui piaceva misurarsi, andare oltre, ma impreparato e imprudente non era. Anche fisicamente era in forma, ma sappiamo bene che una scivolata o il fatto di inciampare malamente o di incappare in un appiglio marcio può capitare anche agli alpinisti più bravi, come per esempio il povero Mario Merelli , morto per un incidente persino banale per un alpinista della sua esperienza…”. …
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